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Quello che segue è il frutto di una chiacchierata “telematica” con Luigi Guarino D., alias LGD, chitarrista e membro fondatore degli Anguish Force, freschi di pubblicazione del nuovo album ‘Created For Self Destruction’ (recensito qui). I punti fondamentali, oltre ad un excursus sulle vicende discografiche della band, vertono sull’attuale situazione della scena metal italiana

Ciao! Tanto per cominciare, ti chiederei di presentare brevemente gli Anguish Force a chi ancora non conosce, o magari conosce poco, la band.

Ciao a tutti! Gli Anguish Force sono un gruppo di Defenders di Bolzano la cui esistenza è data da una immensa e incontenibile passione per l’Heavy Metal.
Vorrei iniziare ripercorrendo brevemente la discografia del gruppo. Personalmente ho trovato ‘Anguish Force’ piuttosto acerbo, mentre con ‘City Of Ice’ e col successivo ‘Invincible Imperium Italicum’ il salto di qualità è palese, sia nei riff e nei cori che nelle architetture in generale; e questa nuova linea si mantiene fino ai giorni di oggi. Avete cambiato radicalmente qualcosa in fase compositiva o si è trattata di una logica maturazione segnata dal passare del tempo e dall’affinarsi della coesione tra i membri del gruppo?

Credo che la risposta alla tua domanda stia proprio nel mezzo. Nel primo album le canzoni, tranne alcune eccezioni erano quasi tutte molto lineari, con riff, strofa, chorus e guitar solo. Lo stesso “2: City of Ice” non si differenzia poi molto per costituzione delle songs. Già dal terzo album abbiamo cominciato a fare dei pezzi più tecnici ed elaborati, senza però mai snaturare il nostro sound e con l’ultimo “Created 4 Self-Destruction” abbiamo finalmente migliorato anche la produzione. La cosa che però bisogna sottolineare, è che i pezzi dei primi album sono tutt’ora molto gettonati dal vivo per via del loro spiccato impatto melodico, caratteristica che ha sempre contraddistinto la band e noi stessi continuiamo a suonarli volentieri.

Ho notato che, mentre gli album precedenti risultavano più omogenei come direzione musicale, ‘Created 4 Self Destruction’ appare ben più polimorfo nel suo corso e, come ho scritto nella recensione, sembra risentire dell’influenza di vari generi. Si tratta di una casualità dovuta all’impronta di ciascun componente in fase compositiva, oppure di una scelta progettata appositamente per far sì che i brani si adattassero ai temi via via trattati?

Personalmente, mi sento di asserire che ciò che contraddistingue questa band, è stata da sempre proprio la quantità di influenze musicali in essa inserita. Siamo stati sempre troppo veloci per essere definiti solo Heavy Metal, ma non abbastanza da essere considerati una band Thrash. Inoltre, in ogni album si può dire che ci sia una canzone Hardrock e un paio di pezzi Power. Credo dunque che tra il primo omonimo “Anguish Force” e l’ultimo “Created…” la differenza risieda solo nella complessità degli arrangiamenti.

Per quanto riguarda ‘RRR 1988-1997’ il discorso è ben diverso, trattandosi di brani provenienti dal più remoto passato della band. A quanto ho capito questa release va considerata una via di mezzo tra un regalo ai fans di vecchia data ed un regalo a voi stessi, nel senso che i brani proposti hanno più che altro valore affettivo. E, a quanto pare, il pubblico pare aver accolto positivamente questo tuffo nella storia. Che effetto vi ha fatto trovarvi a lavorare su questo materiale? Potranno esserci effetti riscontrabili sulla direzione attuale della band, come ad esempio un ritorno a certi tipi di sonorità e/o di attitudine?

Il bello dell’Heavy Metal è proprio che si tratta di una musica che viene suonata per passione e in questo particolare caso, la passione era moltiplicata. Quei pezzi, che per anni sono stati quasi tutti letteralmente sepolti e ora sono “ufficialmente” parte della nostra discografia e riregistrarli ci ha dato grande soddisfazione. All’inizio ero solo e poi gradualmente ho iniziato a trovare i primi componenti precari. “RRR 1988-1997” è stato registrato quasi interamente dalla formazione attuale, di modo che ognuno potesse metterci a modo suo il proprio zampino, senza però stravolgere la cattiveria e l’impatto della versione originale. Il risultato è stato inaspettato, abbiamo ricevuto un sacco di buoni riscontri e complimenti per un album che doveva essere solo una cosa per noi stessi e per i fan più stretti, tanto che, stiamo seriamente pensando di chiudere il cerchio registrando un secondo “RRR…” che comprenda altri pezzi di demo dimenticati del periodo però 1998-2002, quello cioè che precede l’uscità del primo album ufficiale del 2003.
Riguardo alla direzione futura del sound della band, non ci sono mai state grandi rivoluzioni: se il prossimo album suonerà più Heavy, quello successivo potrebbe suonare più Thrash per poi magari tornare a sonorità Hard’n’Heavy. L’unica cosa che escludo a priori, è che gli Anguish Force possano mai tradire i loro fan Defenders!

Parliamo adesso di influenze. Ascoltando i vostri lavori non è raro pensare a qualche “grande nome”; i primi che mi vengono in mente sono alcuni gruppi di spicco della scena speed-thrash, oltre che i teutonici Gamma Ray, spesso richiamati a mio avviso anche a livello vocale (ad esempio in ‘My Land’, da ‘City Of Ice’, o in ‘Babylon’ dall’ultimo lavoro). Confermi o smentisci questa mia impressione? E, in ogni caso, puoi citarmi qualche nome che rappresenta per voi, sia come singoli che come band, un’influenza primaria?

Le influenze sono quelle delle gloriose band degli anni ottanta. Tutti ne siamo forti estimatori. A partire da AC/DC, Iron Maiden, Judas Priest, Malmsteen, Metallica, Slayer ecc. le nostre influenze si spostano da questi gruppi classici a band come Sodom, Annihilator, Thor, Grim Reaper ecc. Le canzoni da te citate mi fanno vedere una similarità con lo stile degli Helloween, dunque dire Gamma Ray, non è del tutto infondato. Potrei stare qui a scriverti almeno altre 30 band che ci hanno influenzato, ma trasformerei questa intervista in una lista della spesa. In ogni caso, tutto quello che è Metal fatto bene e senza compromessi ci piace.

Vorrei adesso affrontare un argomento spinoso, ossia la questione relativa alla scena italiana. Dal mio punto di vista (generalmente condiviso, a quanto credo di aver capito), al di là dei nomi storici, ci sono un sacco di realtà molto valide purtroppo rilegate nell’anonimato dell’underground, a cui fa da contraltare un certo numero di band eccessivamente gonfiate dalla critica e dal pubblico. Ti chiedo dunque se questa visione dei fatti traspare anche agli occhi di chi è immerso nella realtà musicale nostrana come musicista e non solo come ascoltatore “passivo”.

Purtroppo devo darti ragione. La scena italiana è spesso relegata in un underground che rischia di diventare la sua tomba predestinata. Fare parte di questa scena, sia come musicista che come ascoltatore, ti fa capire che nel nostro bel paese ci sono un sacco di realtà che non hanno nulla da invidiare a colleghi che stanno al di là dei confini nazionali. Allo stesso tempo, però, bisogna dire che anche all’interno dei nostri territori, c’è un grande “scambio di favori” tra addetti ai lavori che spesso aiuta solo chi ha le amicizie più influenti e in tanti casi non ha permesso a gruppi di valore di emergere.

Sempre rimanendo sull’argomento della scena italiana, focalizziamo l’attenzione sul pubblico. Qual è l’impressione che ti sei fatto dei metal kids della penisola? Ti sembra che ai concerti il responso del pubblico- a livello di partecipazione- sia positivo o che la gente abbia poca voglia di muoversi e di dare supporto alle band (salvo poi lamentarsi che non ci sono concerti, aggiungerei)?

Credo che una soluzione al problema del pubblico e della promozione delle band italiane, sia quella di fare sì che quando sul suolo italiano si presenta una band globalmente riconosciuta, le venga affiancata qualche band del nostro paese, per permetterle così di avere dei grossi riflettori puntati contro. Ma qui torna in ballo il discorso di poco fa, le band di spalla dovrebbero essere realmente portatrici di buone idee e non solo suonare perchè amiche degli organizzatori. Il Metal-Fan italiano è comunque uno che per assistere ad un concerto si muove e quindi va rispettato e sollecitato in tutti i modi possibili. Per quanto riguarda poi la quantità dei concerti, direi che in confronto a due decenni fa, la quantità di live nel nostro paese si è almeno decuplicata.

Altra domanda riguardo la scena live: pensi che a influenzare maggiormente le sorti di un gruppo sia la qualità dell’album oppure l’attività sul palco? Nella fattispecie, gli Anguish Force puntano più sulla realizzazione di album completi e convincenti o su un intenso calcare i palchi per cercare di ampliare il più possibile il proprio seguito?

Lo scopo di una band dovrebbe essere sempre quello di registrare un album e andare in tour per promuoverlo. Nel nostro caso, avendo avuto alcuni problemi di line-up, spesso abbiamo dovuto rinunciare a delle date e quindi, per determinati periodi abbiamo sfornato degli album e dei videoclip esibendoci poco, pur non rimanendo mai inoperativi. Lo scopo principale è comunque fare sempre degli album onesti, senza riempitivi o trucchetti per cercare di fare colpo senza avere sostanza. Vogliamo che un domani, se uno qualsiasi dei nostri album verrà rispolverato o riscoperto, la persona che lo avrà tra le mani si renda conto di avere un prodotto che il tempo non ha potuto scalfire.

Siamo quasi alla fine, è giunto il momento di parlare del futuro della band. Quali sono attualmente le vostre intenzioni? C’è qualche nuovo album in cantiere in casa Anguish Force? (Se sì, ti va di fornire qualche anticipazione?)

Avere una line-up fissa e ben amalgamata è il primo obiettivo. Come ti dicevo, è in cantiere il secondo capitolo di “RRR…”. La priorità comunque rimane la registrazione del quinto album regolare dal titolo “Atzvang” che parlerà di tematiche horror ambientate nel paesino natale della band, da cui appunto l’album prende il titolo. I pezzi variano come sempre dall’Hardrock allo Speed-Power-Thrash ma sostanzialmente mi sentirei di giudicarlo molto Heavy Metal. Il tutto, ti comunico in anteprima, dovrebbe essere anticipato dal singolo di “Cry Gaia, Cry” pezzo molto apprezzato su “Created…” che stiamo registrando e se tutto va bene dovrebbe uscire entro l’anno e solo su vinile. Se la cosa andrà in porto, oltre alla title track, ci sarà anche del materiale inedito per far sì che non sia solo materiale per collezionisti.

Bene, direi che può bastare, ti ringrazio per la disponibilità. L’ultima parola spetta a te, aggiungi pure quello che preferisci!

Grazie per averci concesso questa intervista e grazie a tutti i Metal-Kids che ci seguono per la nostra attitudine da Metallari senza compromessi. Thanks & Metal forever!!!

Intervista a cura di Francesco Salvatori