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La band altoatesina, fondata nel 1988 da LGD, riesce a diventare una band vera e propria solo nel 1995 e si fa conoscere con il monicker Anguish che solo nel 2003 modificherà nell’attuale Anguish Force. Pubblicano ben 5 demo tra il 1998 e il 2002 ma molte delle canzoni presenti su ‘RRR 1988-1997′ non trovarono a suo tempo posto neanche in tali nastri; da qui l’intenzione di offrir loro una vetrina pubblica non senza averle prima accuratamente rivisitate con l’attuale formazione.

La strumentale “Opening The Gates” apre al cammino introspettivo del disco che si fa subito in discesa con la diretta “B.A.T.M.A.N. 666”, classica song intrisa di velocità e aggressività del rifferama come sempre supportata dalle acute tonalità di Johnny Thunder. Si prosegue a ritmo spedito con la solida “Here Is the Beast” tanto irruente nella forma quanto spiccatamente melodica nel ritornello, un’altra caratteristica del gruppo bolzanino è di fatto quella di fondere momenti melodici ad altri più devoti alla forza bruta. E’ compito di un riff di ispirazione maideniana aprire la ritmata “Rage of the Mountain”, ortodossa cavalcata concettualmente debitrice alla verve di Steve Harris e soci. E’ il turno della strumentale “Thrash Invasion I”, dove la band si mette in mostra sfornando un buon concentrato di velocità diretta con i soli di LGD che si rincorrono freneticamente durante il corso della canzone. “Face in the Dark” rimane un po’ in disparte rispetto al precedente lotto, non offrendo particolari spunti in grado di risaltarla, rimanendo fin troppo lineare. Si rientra un po’ nel vivo con la successiva “Anguish”, mid tempo che anche se non fa gridare al miracolo suona comunque come un inno che gli stessi Anguish Force si vollero a suo tempo dedicare. Oltremodo irruente si rivela “Suicide Bridge” col suo lento incedere mid tempo iniziale, si apre gradualmente fino a raggiungere picchi speed, picchi che prendono la scena in toto nella seguente “Thrash Invasion II”, reprise strumentale in cui il virtuosismo dell’axeman Luigi Guarino D. non si rivela essere la classica ostentazione di manie di grandezza come tanti chitarristi ci hanno propinato nel corso degli anni, ma al contrario un susseguirsi di passione e sentimento che il fondatore e mastermind della band non ha mai nascosto nei riguardi dell’heavy metal e che viene ulteriormente confermato sulla rapida “Highway of Death”, miscela esplosiva immersa nell’acciaio rovente. Come ulteriore omaggio a quella fetta di fans irriducibili, a cui poi la raccolta vuole riferirsi, gli Anguish Force passano al “setaccio” alcuni celebri hits di band quotate e con spirito critico ri- vitalizzano anche se stessi riprendendo “The Calice of Steel”, proponendola sostanzialmente simile all’originale versione uscita su ‘Invincible Imperivm Italicvm’, rivedendo le strutture di un cantato ora più maturo e donandole una produzione più degna di quella udita sul terzo album della band. Sono chiamati in causa gli Scorpions che non vengono (per fortuna) presi in esame con uno dei loro planetari evergreen che hanno strapazzato le orecchie dei rockers, ma bensì con “Remember the Good Times” anch’essa non stravolta nella sua forma originaria anche se presentata con un tiro certamente più metallico, con le chitarre ben parate in avanti verso il pubblico. “Lust for Freedom” dei cult metallers inglesi Grim Reaper acquista una seconda giovinezza nella versione degli Anguish Force oltre che una consistente corposità nel suono e nei cori stessi, mentre immancabile è l’omaggio alle radici thrash con “Tormentor” dei Kreator.

Come ho già evidenziato poco sopra ‘RRR 1998-2002’ è rivolto essenzialmente a coloro che da sempre si dichiarano irriducibili fans degli Anguish Force, mentre coloro che non conoscono ancora bene la band o non la conoscono affatto, è preferibile puntare su una delle ultime uscite discografiche, sicuramente un gradino sopra rispetto a quanto gli allora Anguish proponevano, anche se già era evidente una certa qualità di intenti. Le canzoni fanno colpo al primo ascolto anche se alla lunga purtroppo è difficile che rimangano in testa al termine dello stesso, e questo purtroppo è un limite che la band si porta appresso in un certo senso ancora oggi, un peccato se si considera quanto impegno e cuore mettono gli Anguish Force in quello che fanno. Comunque se vorrete darvi una carica di energia dopo una brutta giornata, ciò che fa per voi è racchiuso in questo dischetto.